Ictus: cellule staminali

E’ apparsa sui media la notizia che un´iniezione di cellule staminali direttamente nelle lesioni cerebrali causate dall’ischemia cerebrale abbia potuto migliorare lo stato neurologico di pazienti che avevano subito un ictus cerebrale con deficit neurologico stabilizzato e non più in fase di recupero.

L’autore principale della ricerca ora pubblicata e effettuata negli Stati Uniti alle Università di Stanford e Pittsburgh nelle sue interviste parla addirittura di persone che prima erano su sedia a rotelle e ora camminerebbero. Leggendo l’articolo originale i miglioramenti non appaiono così drastici: un miglioramento medio di 7% (7 di 100 punti della European Stroke Scale) e di 5% (2 di 42 punti sulla National Institutes of Health Stroke Scale), rilevato su 16 pazienti fin dopo un anno dall’iniezione. Su una scala riabilitativa (punteggio motorio della scala di Fugl-Mayer) il miglioramento medio è di 11% (sotto il 10% i miglioramenti non sono considerati significativi e 9 pazienti risultavano comunque sotto questa soglia). Perciò è ben possibile che almeno in parte si tratti di un effetto placebo rilevato poi su pochi pazienti, che ovviamente sapevano tutti di aver ricevuto l’iniezione (tra l´altro con forte impatto psicologico in quanto richiede la trapanazione del cranio e una procedura di iniezione stereotattica spesso anche dolorosa), così come lo sapevano anche i neurologi e i riabilitatori che hanno effettuato le misure tramite le scale, che a loro volta lasciano sempre qualche spazio all’interpretazione soggettiva dei singoli test da effettuare.

Poco definita infine l’azione a livello biologico: vengono iniettate cellule di midollo osseo da donatori umani in cui è stata inserita parte di un gene (Notch1) coinvolto in molti processi cellulari come anche nella differenziazione cellulare. Le cellule così preparate di denominazione SB623 avrebbero, per l’eventuale produzione di fattori di crescita neuronali e vascolari non meglio caratterizzati, un effetto trofico sul tessuto cerebrale ancora intatto ai margini della cavità o cicatrice risultata dall’ischemia. Un effetto biologico, poi, di durata limitata in quanto le cellule non sopravvivono più di un mese dopo l’impianto. La breve sopravvivenza delle cellule contribuisce alla sicurezza del metodo per il basso rischio di una crescita tumorale o una reazione infiammatoria e la dimostrazione della sicurezza era un obiettivo principale della ricerca.

Rimangono per ora molti dubbi sulla reale efficacia clinica del metodo, che è ora esaminata in uno studio più grande e controllato su 156 pazienti (gruppo di controllo con intervento fittizio, pazienti e esaminatori non sanno chi ha ricevuto le cellule, assegnazione casuale a uno dei due gruppi). Se efficace, potrebbe dare un (probabilmente modesto) aiuto anche a chi ha subito un ictus cerebrale tempo fa e ha un deficit neurologico ormai stabile con una lesione non troppo estesa. Darebbe anche un primo risultato in campo clinico in quanto per l’ictus cerebrale non esistono oggi dati affidabili su una possibile efficacia di uno dei vari metodi staminali nell’uomo e altri studi controllati del passato sono stati negativi. Le offerte di terapia in Russia o Cina sono da considerarsi non serie e pericolose così come è stato giusto bloccare l’approccio non qualificato del metodo Stamina italiano. I primi risultati del nuovo studio statunitense sono attesi nella primavera del 2017.

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Ictus: cellule staminali ultima modifica: 2018-06-26T11:21:36+02:00 da Aura